L’esito di un trauma può lasciare difetti estetici, di forma e di funzione che possono essere corretti con le tecniche ricostruttive di chirurgia maxillo-facciale.
Il volto rimane il primo e fondamentale mezzo di comunicazione, è il nostro biglietto da visita. Quando eventi traumatici o patologici interferiscono con il nostro volto, iniziano problematiche funzionali, morfologico- estetiche e anche di comunicazione.
Il trauma è una delle patologie più frequenti del distretto maxillo facciale e craniofacciale. I moderni mezzi di protezione e di sicurezza utilizzati nella guida, hanno cambiato la traumatologia, nel senso che si vedono fratture, un tempo sconosciute. Tutti i settori anatomici possono essere coinvolti: mandibola e mascellare superiore, naso, orbita, zigomo, ossa della volta cranica. Tali fratture possono presentarsi isolate o combinate (es. fratture naso-orbito-zigomatiche, fratture maxillo-mandibolari, ecc.) fino al più complesso quadro di “fracasso facciale o panfacciale” in cui possono essere interessate numerose ossa craniofacciali e le parti molli. Le cause sono essenzialmente da ricercare in traumi della strada, lesioni di guerra (ferite da arma da fuoco al volto, schegge di granate ecc.), traumi sportivi (es. rugby, tennis, calcio ecc.), cadute accidentali, percosse. La sintomatologia varia a seconda del distretto colpito. Una frattura dei mascellari comporterà una alterazione dell’occlusione tanto maggiore quanto più è estesa la frattura anche con perdita di elementi dentari.
Una frattura dell’orbita con interessamento del pavimento e caduta del contenuto periorbitario nel seno mascellare (tale frattura viene detta “blow-out”) provocherà un dislocamento del globo oculare dal lato della frattura, incarceramento della muscolatura estrinseca e della periorbita con conseguenti alterazioni del visus (diplopia, cioè visione sdoppiata) e possibili deformità residue (es. enoftalmo) oppure, nei casi gravi perdita completa del visus per trauma diretto sul bulbo oculare o sul nervo ottico. La frattura dell’arco zigomatico può limitare i normali movimenti di apertura e chiusura della bocca per interferenza del processo coronoide della mandibola con l’arco zigomatico. Più gravi possono essere le conseguenze di una frattura coinvolgente l’osso frontale o l’etmoide per il possibile interessamento diretto del parenchima cerebrale o della dura madre, con rinoliquorrea.
Il trauma delle ossa nasali è più favorevole, se operato sempre rispettando la morfologia e la funzione. Spesso il trauma facciale fa parte di un più complesso quadro di politraumatismo. Anche in questo caso si rende necessaria la competenza di più specialisti: Ortopedico, Chirurgo generale, Oculista, Neurochirurgo, Rianimatore, Pediatra, Otorinolaringoiatra. All’attenzione del Chirurgo Maxillo Facciale possono anche presentarsi pazienti con esiti di traumi non trattati o trattati in modo inadeguato. Si rendono pertanto necessari interventi chirurgici di correzione delle deformità che possono prevedere innesti ossei prelevati dalla teca cranica o dalla cresta iliaca, o talvolta biomateriali. Riassumendo, il paziente traumatizzato maxillo facciale è sempre da valutare in un’ottica globale.
Se coinvolti settori diversi dell’organismo come organi interni, strutture scheletriche nei vari distretti corporei, o se il paziente è in stato di coma, il trattamento chirurgico maxillo facciale deve essere differito. In caso contrario le fratture del volto vanno considerate un’urgenza e trattate quanto prima. Importante sempre il ruolo del team con le competenze di più specialisti in modo da fornire al paziente la migliore e più attenta competenza possibile in modo da garantire un rapido recupero morfologico, funzionale ed il recupero delle precedenti attività. Se, per vari motivi, il paziente con trauma facciale non può essere operato in urgenza, si tratta come esito a distanza di tempo. In questo caso l’intervento sarà differito e il paziente programmato con tutte le indagini di imaging oggi disponibili.
La traumatologia in età pediatrica ha trattamenti e principi diversi in base alle strutture interessate dall’evento traumatico, anche in considerazione del fattore crescita craniofacciale.